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LA STRUTTURA SPACE OPERA ESISTENZIALE DI ARIEL SAGA MOVIE – L’ANGELO DELLE STAGIONI DELL’AMORE : LA LOGICA NARRATIVA E LA LONGEVITA SERIALE DEI META MONDI DI ARIEL

 

CAPITOLO PRIMO -   INTRODUZIONE – VIVERE DENTRO LA CONCHIGLIA DI UNA GIOVANE SIRENA DI DIO :

 

La saga di Ariel possiede di fatto una struttura letteraria gerarchica da racconto classico che mette al centro dell’azione prima di tutto una elaborata e complessa storia d’origini, che si vuole ispirare dichiaratamente ai grandi ciclo dell’umanità e sull’epicità dell’uomo come per esempio “l’Iliade” o “l’Odissea” di Omero ; “l’Ilide” di Virgilio o ancora “Paradiso Perduto” di Milton o L’Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto è questo solo per citarvi alcuni dei testi classici di base che mi sono serviti come punto di partenza per dare inizio agli snodi narrativi della mia personale e si spera originale epopea sull’amore romantico.

Ma Ariel, l’angelo delle stagioni dell’amore non è soltanto un apologo antropologico e poetico sulla ricerca di se stessi attraverso, il labirinto concetto della possessione del  corpo e dell’anima. Esso vuole essere soprattutto per interpreti e spettatori un appassionante viaggio spirituale alle origini della vita e della società.

In Ariel oltre alla dinamica dei generi diversi che governano le storie, anche i colori e le stagioni dei diversi stati d’animo solo motivo di riflessione ed esplorazione simbolica del mondo e dei suoi abitanti. L’Autunno per esempio come periodo morale alla maturità dell’uomo sia per le domande esistenziali sul rapporto uomo – donna sia per gli eventi rappresentati via via nel corso della saga è visto come un punto di svolta nelle relazioni tra i personaggi in questione. L’inverno invece è la stagione del ricordo, del dolore e dei rimpianti.  La sua freddezza e austerità in Ariel porterà a degli intensi e travolgenti drammi e melodrammi di crescita individuale, ma rappresentata visivamente come un coro polifonico di esistenze a più voci in questo senso, il cinema di riferimento sarà di sicuro quello scandinavo di Igmar Bergman o quell’Oltralpe dell’ermetismo romantico di Eric Rohomer. Al contrario ovviamente sia La Primavera che l’Estate, rappresento per Ariel gli anni verdi della vita e dell’amore verso l’umanità al suo massimo. La scoperta dei sentimenti, del sesso e la consapevolezza di sé come adolescenza e giovinezza e per questo il modello è il cinema americano, della new Hollywood dalla fine degli anni Settanta ad oggi come estetica e contenuti. Perfino i giorni della settimana avranno qui una chiave simbolica molto profonda, i giorni dispari, vale a dire Lunedi, Mercoledì e Venerdì, saranno intesi come negativi, mentre i giorni pari, Martedi, Giovedi, Sabato e Domenica, acquisteranno una percezione e funzione logica decisamente positiva.  

In tutti i cicli delle vicende di Ariel sia per i mondi principali ambientati a Roma che per le vicende parallele di universi a distanza quali Palermo, Napoli, Milano, Latina, Salerno e Sperlonga è necessario che ogni mondo principale o satellite, abbia chiara la sua specifica ragion d’essere all’interno del quadro generale del racconto, il proprio valore intrinseco ed unico all’intero di esso e cosi via. Perché ogni mondo di Ariel ha un proprio genere e scopo, ma deve anche sottostare alle regole imposte dal suo brand principale. Vale a dire i generi diversi ; le scene deja wu che esprimono chiaramente e in modo palesemente incontrovertibile, il marchio ambientale della saga.

Ossia un sogno dentro un sogno che diventa poi un terribile incubo e ti fa tornare alla realtà e cosi via. Perché in fondo al cuore noi tutti esseri umani non siamo altro che dei cacciatori di emozioni sempre pronti a chiudere gli occhi su qualcosa di nuovo.

Ariel Andersen l’angelo delle stagioni dell’amore, racconta della razza umana attraverso la storia del mondo e dei suoi culti, grandi amori, gelosie, intrighi e vendette letti attraverso le epoche diverse del mondo visibile, quello reale e lungo quello invisibile dell’inconscio tanto per capirci.

In Ariel gli esseri umani sono vissuti come dei gusci o meglio dei baccelli abitati dalle caste delle divinità che ne influenzando il comportamento. La coppia mortale designata attraverso i secoli per questo esperimento è composta da Filippo Neruda, il cognome è un omaggio al grande poeta cileno e Arianna Fanti, le cui passate e future reincarnazioni dei mondi paralleli decreteranno nel bene come nel male il destino del mondo.

Ovviamente i vari doppi di questa fantomatica e giovane coppia di innamorati leggendari sarà non diversa nello spirito, ma nel comportamento sociale a seconda del periodo storico in cui agisce. Inoltre per rendere ancora più originale questo scavo psicologico gli attori e le attrici possono rivitalizzare la storia d’amore di Arianna e Filippo impreziosendola di volta in volta con elementi biografici delle loro passate storie d’amore andate male, che quindi attraverso i nostri personaggi hanno finalmente la concreta possibilità di rinascere e arrivare ad un lieto fine.

Il metodo di lavorazione di Ariel di lavorazione di Ariel procede in tre modalità di esecuzione artistica ben distinte. Prima fase – Creazione del mondo e dei personaggi, (autore)   seconda fase assegnazione dei ruoli e personificazione dei caratteri (Autore e interpreti). Nella seconda fase c’è anche l’intervento fondamentale del progetto multimediale e fotografico del saggio esistenziale  che serve a far risaltare il look e la personalità interiore ed esteriore degli attori e delle attrici in stretto legame con la parte stessa.  Terza fase – Luoghi e riprese, si concretizzano e le forme espressive del progetto.

In teatro o in sala prove ad esempio tra shooting fotografici, interviste e dietro le quinte si realizzano quelle che io amo definire “Le scene d’introduzione divina”, che altro non sono se non un preambolo mistico e astratto che anticipa e per l’appunto presenta le storie in ambientazione e luoghi reali delle vicende vere e proprie. Tali scene devono necessariamente essere d’effetto e costruire da subito un certo interesse. Queste particolari scene sono spesso portate avanti da una coppia specifica di divinità diverse che a seconda della loro qualifica (Ade ed Athena) per dire presentano scene di guerra e azione, Giove Giunone scene drammatiche, Cupido e Afrodite scene d’amore e via dicendo. Tali scene possiedono qualcosa di mistico e surreale e come tale hanno bisogno di luogo neutro e antico (il teatro) per imporre la giusta presenza sull’immaginario collettivo presistente.  L’uso dell’improvvisazione fusa al testo ufficiale da lungo sfogo allo studio di immedesimazione su personaggio, unendo sapientemente l’immaginazione dell’attore o attrice al pensiero finale dell’autore stesso. In teatro si cementano e si creano le affinità elettive tra i diversi interpreti della storia. E il teatro il luogo vergine dove si esprimono le atmosfere e si calano le sensazioni delle persone è qui su un nobile terreno  di scontro, di sfida e di reciproca conoscenza che sposano amicizie o si scoprono ostilità e rivalità psicologiche tra i vari individui. Dunque il teatro è l’ospedale espressivo dentro al quale liberare ogni istinto della mente e del cuore che ride piange e sanguina come un bambino felice e pienamente soddisfatto di se stesso e del suo magnifico operato.

A questa interessante fase laboratoriale dell’interpretazione va poi a seguire la ripresa vera e propria in location dei film che impone la memoria delle battute e la totale immersione nella parte assegnata, dato sono i luoghi reale e la profonda relazione con essi che fanno diventare realtà il film nella sua più alta poetica contemporanea. Quanto è possibile è sempre meglio muoversi in luoghi vissuti e sporchi di autenticità che si conoscono bene e che per questa ragione rendono ancora più facile il rito magico dell’illusione scenica.

 CAPITOLO SECONDO  - LA NATURA ANTROPOLOGICA ED EMOTIVA  DEI PERSONAGGI NELLO STATO DELLE COSE DEL BENE E DEL MALE :

 

Ogni singolo personaggio di Ariel è come uno strumento vivente a quattro diverse dimensioni o accordi : una fiabesca, una attuale, una infernale e una diciamo contemporanea e parallela. Il tradizionale giro di vite, dipende sempre da chi interpreta Arianna e Filippo in quella data epoca di narrazione, tutto ciò influisce quindi sulle successive evoluzioni e alternazioni dei mondi.

La complessa e misteriosa geometria di emozioni che Ariel esalta è territorio sempre inesplorato in quanto il copione oltre alle parti già create come cardine del racconto è sempre in divenire per mettere nello spettatore e nell’attore lo stesso livello di stupore creativo, mantenendo cosi la tensione di curiosità verso la storia dalla prima all’ultima scena.

Ariel trae come sappiamo ispirazione sia dalla famosa sirenetta di Andersen e dei fratelli Grimm, che dall’Angelo della “Tempesta” di William Shakespeare o dalla racconta delle più celebri poesie d’amore di Sylvia Plath, oltre che il nome squisitamente sofisticato del personaggio romantico e ribelle, impetuoso e sincero interpretato da Lori Singer nel moderno musical “Footloose”, una dei miei film di culto degli Anni Ottanta.   

Ariel è a tutti gli effetti   un nome cosmico dal valore simbolico che suggerisce romanticismo. Altre forme di ispirazione lì hanno forniti i manga e gli anime “Evelyn, la magia di un sogno d’amore” e “L’Incantevole Creamy” oltre al “Magico Mondo di Gigi”. In tutti questi cartoni animati la giovane eroina di 13 – 14 anni si trasforma in una bellissima dea o ragazza dai poteri magici che l’aiuta a scoprire il mondo e se stessa, affrontando grazie alla pratica degli incantesimi su tutti i suoi problemi edipici su come diventare adulta. Quindi di fatto la magia ha un prezzo di sensualità e maturità che allontana la bambina dall’innocenza e dall’adolescenza e la deruba temporaneamente della propria identità che lei rivendica alla fine di ogni cartone animato come una lezione mortale per il pubblico.

Il Signiificato dei Nomi e dei Cognomi nella presentazione dei personaggi della saga di Ariel :

In Ariel i nomi e i cognomi dei personaggi sono sempre stati molto ricercati come riferimento simbolico indotto di una specifica matrice culturale. Claudine Morneau ad esempio porta il cognome del regista di Nosferatu, cosi come il migliore amico di Filippo Neruda, (Nome del principe della fiaba “La bella addormentata nel bosco” e cognome del poeta cileno Pablo Neruda), Enzo Petrarca, amico di Filippo prende ispirazione dal famoso e dotto letterato, cosi come l’angelo guerriero Leyla Munich ha la sua chiave di lettura nella celebre città della tragedia Olimpia. Ogni nome è cognome di Ariel ha dentro di sé una storia, un riflesso di vite di emozioni molto più grandi di lei, il nome Layla per esempio per continuare questa interessante indagine decostruttiva sulle citazione è un dichiarato omaggio ad una ballata d’amore di Eric Clapton. I nomi e i cognomi per me sono come degli intimi scritti privati, o meglio delle orme psicologhe con le quali la gente firma il continuo riconoscimento della propria esistenza. Nel mondo di Ariel tutto cresce, cambia si rigenera e muta la sua forma. Per esempio il personaggio principale fiabesco di Claudine Morneau possiede addirittura due età temporali distinte come relativi doppio c’è la Claudine di 24 anni che fa parte della seconda era temporale la quale è ispirata al mio sia di Cenerentola che di Orfeo e Euridice e poi c’è la Claudine di 31 anni della prima Era, che pur essendo ispirata sempre a Cenerentola ha anche più drammatici e amari legati alle fiabe nere e gotiche de fratelli Grimm. Ariel è un infinita odissea di specchi infranti ed incantati, un racconto vitale e appassionato sulla volontà della giustizia dell’individuo in cui nessuna azione non ha uno scopo segreto. In Ariel non ci saranno inutili strattagemmi d’interesse per accattivarsi il favore del pubblico. Tutto sarà reale e diretto al cuore del problema e del messaggio. Ogni personaggio avrà le sue funzioni, i suoi diritti e i suoi obblighi nulla sarà lasciato a favore del caso.

La galleria degli archetipi classici della saga di Ariel, passa dal clan principale delle sorelle Morneau ispirato alle varie eroine delle favole classiche rivisitate in chiave post moderna. Alla famiglia “villan” dei demoni dei Kingsley associata alle forze del male assoluto. Poi ci sono La “Sfinge”, organizzazione dei demoni sulla terra, una specie di Spectre di 007 delle tenebre occulte. Poi abbiamo dall’altra parte L’O.D.T. (Osservatorio Divino Terrestre”), la società segreta gestita dagli Dei dell’Olimpo e dai loro agenti segreti divini per ostacolare le manovre di intrighi e cospirazioni soprannaturali del Diavolo in persona (Lo stregone Celtico Molerak, nella versione attuale dei mondi diviene il gangster Exsteban Mexico ed è anche una versione post moderna del faust). Poi c’è il personaggio di Orville Otis Marlowe Pontamasa(personaggio fantasy, ispirato alla figura mitologica e fiabesca di Tremotino, che dopo aver visto uccidere barbaramente entrambi i suoi genitori da Giove in persona, si allea con Molerak per sterminare tutti gli Dei dell’Olimpo e fonda a questo scopo la setta Armagedon che ha il compito di rieducare ad una convivenza pacifica tutte le caste soprannaturali di Rainbow World. La contro parte malvagia di Orville è invece rappresentata da il alter ego urbano l’analista Erode Tennyson di chiara citazione biblica e romantica traendo il suo poetico cognome da un autore leggendario.

Per Esempio il personaggio della spia della Sfinge Ginny Marie Hills è di certo dei più complessi e sfaccettati dell’intera saga. Cantante folk e Modella  di intimo glamour che posa per rivisitazioni di celebri dipinti e opere d’arte raffiguranti la femminilità. Spia della sfinge, la cui specialità sono la seduzione e le armi da fuoco, conosce tre lingue parla anche la lingua degli antichi e della magia nera. E anche una attrice teatrale di grande talento ed la reincarnazione terrena di Fanny Marlowe le figlia di Orville Pontamasa, che nel mondo reale è lo psichiatra Erode Tennyson. Ginny Marie Hills è una creatura molto sensuale ed ambiziosa, nata con una mentalità molto liberale in Inghilterra è una ex hippie che usa spesso il proprio corpo e le proprie certezze più segrete come un’arma a doppio taglio.  

 TERZO  CAPITLO  - LA LETTERATURA DELL INCONSCIO COLLETIVO – UN UNICO GRANDE E VASTO OCEANO DI VOLTI COSTELLATO IN LUNGO E IN LARGO DA TANTE ISOLE NASCOSTE :

I Meta mondi di Ariel sono loro stessi il concetto primario su cui si fonde l’intera asse narrativa della saga. All’ interno di ogni storia e personaggio principale c’è una logica “alveare”, seguendo la quale tutti i personaggi a seconda della dimensione vissuta riescono a far coabitare all interno di solo corpo ospite più identità psicologiche presenti nello stesso organismo vivente, ma collocati su pianti temporali diversi. Tutto in  Ariel si muove con una poetica espressiva direi quasi scentifica, ma non per questo priva di passione. Le dinastie principali di questo vasto universo narrativo sono La famiglia   voce del bene supremo e la famiglia Kingsley emblema del male assoluto. Anche i personaggi principali come ad esempio : Filippo Neruda e Arianna Fanti, giovane coppia terrena di innamorati in cui si reincarnano di volta in volta i personaggi divini della saga. Hanno diverse coppie di attori e attrici che si alternano nell’interpretarne le vite a seconda del mondo parallelo vissuto e l’epoca storica trattata. Figuratevi che infatti il solo personaggio di Claudine Morneau per dire possiede ben tre ere distinte. Difatti è importante perché Ariel riesca funzionare a dovere sempre e comunque, che si riesca a concordare con una certa precisione, un piano di lavorazione con le presenze e le turnazioni di tutti quanti gli interpreti divisi per ruolo e anche per periodo di frequenza. Va bene anche un quadro di stima di massima, modificabile volta per volta con giorni e orari, ma che comunque ci sia e che si riveli il più possibile attendibile. E Inoltre Ariel ha bisogno di una mappa di luoghi reali sul territorio romano e dintorni dove cominciare a girare, case, locali ect di parenti e amici diano il proprio consenso per essere delle location effettive e continuative nel tempo per le riprese. Perché come il teatro la fa prova e la struttura di un opera cosi il luogo ne fa la sua realtà storica ed incontestabile all’interno dell’immaginario collettivo. Ariel è di fatto da sempre arte visionaria ed emotiva che ha bisogno di conoscere in anticipo i suoi paesaggi e scenari d’azione per poter esprimere al meglio le proprie radici intellettuali. Perchè la vera vita con le sue contradizioni atmosferiche è il vero teatro drammaturgico del cinema moderno. Il sudore, la frenesia e la gioia dei posti vissuti dalle anime raccontante è una poetica privilegiata, che non si può mai descrivere a parole, ma si può solo vivere nei fatti, nei rumori e negli odori di romantico e avventuroso signor Essere. Anche perché tutti noi infondo al profondo caos primordiale della nostra anima pellegrina siamo delle isole deserte e nascoste che cercano soltanto il proprio posto sotto il sole della coscienza. Perché la letteratura piscologica di Ariel, parte della scoperta dell’Io privato dell’artista, scavando adeguatamente fino alla coscienza e della sua speranza più intima e profonda. Lo stesso progetto multimediale e fotografico di Ariel vuole essere un viaggio diciamo psichedelico, una specie di pellegrinaggio esistenziale appunto alla romantica ricerca dell’essere e del senso della vita e dell’arte a 360 gradi, tra l’uomo, inteso come insieme di umanità, il sentimento e l’arte. In buona sostanza se dovessi dare una ragione simbolica ed una chiave di lettura enfatica al mio lavoro attuale potrei dire le prove di scena, le improvvisazioni e in larga parte quindi tutto il lavoro svolto con successo finora in teatro, rappresenta in un certo senso, una sorta di grande affresco di premesse narrative, su un universo cinematografico molto più grande e sfaccettato che è pronto ad esplodere e venire fuori dichiaratamente allo scoperto, divenendo cinema vero e proprio.

Ma ovviamente se tale avvenimento dovesse avvenire presto, le regole di condotta cambierebbero drasticamente registro e ritmi di esecuzione. Difatti si faranno le riprese dal vero, ossia nelle location delle varie vicende della saga si esigerà dagli attori e dalle attrici la memoria del copione, la totale aderenza nel look e nella gestualità comportamentale ed emotiva dei propri personaggi. In quanto in teatro si può anche favorire una logica di improvvisazione e creatività, grazie alla fase laboratoriale di situazioni, come palestra di idee gli uni con altri, ma tutto ciò non può succedere altrove in quanto nel luogo, la scena deve poter vivere il proprio momento di totale maturità espressiva e non essere “proggetualizzata  ”, ma vissuta pienamente.  

Bisogna che gli attori e le attrici capiscano pienamente il proprio ruolo nello schema complessivo della saga e riescano anche a stabilire con un certo margine la loro partecipazione e frequenza all’opera nell’arco dell’anno periodo per periodo, creando cosi una sorta di calendario di lavorazione in base alle turnazioni del cast e di conseguenza alla presenza e assenza dei vari personaggi. Questa chiarificazione di ruoli e periodi temporali, permetterà quindi a tutti i presenti di eseguire al meglio il proprio impegno all’interno del progetto stesso e di arricchire con il proprio generoso contributo la sua evoluzione.

Il progetto Ariel ha inoltre la volontà di essere trasmediale, quindi di volere sposare e convergere al suoi interno un’ insieme sempre più grande ed espomenziale di diversi linguaggi visivi.

 

 QUARTO CAPITPOLO IL SESTO  SENSO COSMICO DELL TEMPO DELL’AMORE NELLA VITA DELL’UOMO E DELLA DONNA :  

Ora come è ben noto hai più assidui conoscitori e fedeli membri del progetto. Ariel è una saga fiume, a livello di epopea sull’amore presso che infinita e quindi declinabile in molteplici forme di espressione artistica.  Dunque va da sè che la logica compositiva della storia, segua il seguente schema narrativo di massima. La vicenda fiabesca  parte addirittura sia prima che dopo l’Ipotetica nascita di Cristo, come prima divinità conosciuta e accettata teoricamente dall’uomo fino ai primi del Novecento con una commistione tra la filosofia Stimpunk ( quella apportata dalla fantascienza di William Gibson con “Neuromante” e poi trasposta al cinema di fantasia e finzione con esempi celebri come “Wild Wild West” ; “Shakespare In Love”, dove in pratica l’aspetto visivo e concettuale di una scena o meglio di una intera narrazione accetta la nobile intrusione di elementi moderni e passati che convivo tranquillamente nella medesima realtà, anche grazie ad un linguaggio forbito ed aulico per poter distinguere subito gli mondo degli Dei e dei Demoni, da quello reale degli esseri umani in senso generale. Dando quindi alla sfera fiabesca e onirica un di passato profondamente astratto e misterioso, ma tuttavia ricco di interessati e profondi interrogativi. Oggi per l’appunto vi volevo spiegare l'origine temporale delle vicende di Ariel diciamo che la vicenda fiabesca con tutte le sue derivazioni future potrebbe avere oltre alle incursioni fantasy sempre presenti un'estetica storica a cavallo tra il 700 ed i primi del Novecento. Mentre il ciclo moderno parte dagli anni Venti fino al Futuro Prossimo è oltre, tanto per essere chiari per chi dice che ho una mente malata. Si lo confermo con orgoglio, geniale poi dipende dai punti di vista, ma ha una sua logica e volendo per tanto nel bene e nel male rendervelo noto. In più come sapete da diverso tempo oltre alle principali vicende di Roma, Ariel ha diverse storie “satellite” in giro per l’Italia che hanno creato attraverso i propri gruppi indipendenti un mondo espanso, attraverso il quale approfondire e rendere protagoniste principali anche gruppi e personaggi secondari appartenenti all’epopea originale. Dovendo viaggiare in questo senso ovviamente i personaggi come gli attori e le attrici che lì interpretano possono compiere dei crossover da un mondo narrativo all’altro. L’attore o l’attrice può essere in quel caso differente a seconde delle varie realtà parallele solo se il personaggio ideato consente tale trasformazione o se è una versione più giovane o più adulta di un personaggio già esistente all’interno della saga stessa.

Il percorso teatrale nato nell’Ottobre del 2017 con la fondazione della compagnia teatrale della Crisalide Della Sirena, su desiderio di mio padre Stefano Olivieri, oltre a fornire una retribuzione a incasso al termine di ogni spettacolo ai suoi artisti e tecnici e anche l’esperimento teatrale che coabitando all’interno della stessa filosofia artistica del progetto cinematografico indipendente favorisce la creazione di diversi spettacoli a tema tratti dallo stesso universo narrativo della saga in continua espansione che proprio come un serial televisivo soprattutto americano può essere diviso a puntute e può essere guidato lungo varie strade narrative da gruppi artistici diversi a rotazione o simultaneamente, tutti comunque sempre riconducibili alla grande comunity artistica del mondo di Ariel Saga Movie. Gli spettacoli avendo una grande densità narrativa inoltre per mantenere integra la loro composizione e durante possono essere tranquillamente propositi sia nella versione integrale che nella divisione in capitoli da un arco temporale all’altro, pur mantenendo intatta la complessiva espressiva della narrazione stessa.   

Francesco Olivieri                   

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